Post

"Chi mi ama mi segua"

Immagine
Nel 1973 due manifesti sconvolgono il panorama pubblicitario e sociale italiano: Oliviero Toscani ed Emanuele Pirella creano due manifesti che fanno enorme scalpore, sia per l'evidente contenuto sessuale (uno raffigura un ventre femminile, con il jeans sbottonato fino all'inizio dei peli pubici, l'altro il sedere della modella Donna Jordan, con degli shorts che coprono l'essenziale), sia per l'evidente blasfemia delle headline, chiari riferimenti biblici (Non avrai altro jeans al di fuori di me, Chi mi ama mi segua). La campagna ha fatto il giro d'Italia, accendendo molte polemiche; in particolare si ricorda l'articolo di Pier Paolo Pasolini pubblicato il 17 maggio del 1973 sul Corriere della sera col titolo Il folle slogan dei jeans Jesus, poi ripubblicato in Scritti corsari col nuovo titolo Analisi linguistica di uno slogan. Nel suo articolo Pasolini ha un atteggiamento ambivalente: da un lato, attraverso l’esplosione dello slogan, prende atto del tramo...

Le differenze tra uomini e donne in pubblicità

Immagine
Erving Goffman negli anni ’70, attraverso l’analisi di 500 annunci comparsi sui giornali statunitensi, ha cercato di capire come misurare gli effetti sociali della pubblicità , individuando alcuni temi importanti per la loro capacità di definire le identità sessuali degli individui. Questi temi sono: la dimensione relativa à gli uomini rappresentati nelle immagini pubblicitarie hanno di solito dimensioni maggiori rispetto alle donne per simboleggiare maggiore potere e livello di autorità nella società; il tocco femminile à le donne in pubblicità accarezzano o cullano un oggetto, mentre afferrarlo, stringerlo saldamente o manipolarlo per svolgere una funzione è compito degli uomini; le donne quindi hanno un approccio estetico e contemplativo nei confronti degli oggetti, gli uomini li usano invece per raggiungere uno scopo; l’ordinamento funzionale à quando uomini e donne collaborano per svolgere una certa attività, è sempre l’uomo che assume il ruolo di comando; la famigli...

Le formule efficaci per scrivere titoli

Ecco alcuni consigli di John Caples, importante pubblicitario, che elenca diversi titoli capaci di attrarre subito l'attenzione dei lettori: 1) Iniziare con la parola "come" nel senso di "come riuscire a" (come imparare a suonare...); 2) Iniziare con la parola "come" nel senso di "in che modo" (come il vostro umore può cambiare in pochi minuti); 3) Introdurre una novità (una nuova soluzione per il bucato); 4) Iniziare con la parola "nuovo" (nuovo cellulare supersottile); 5) Iniziare con la parola "ora" (ora in edicola...); 6) Usare una sola parola (imparare); 7) Iniziare con la parola "quale" (quale di queste tre situazioni preferite?) 8) Fare leva sul desiderio di denaro (come guadagnare in poco tempo); 9) Usare la parola "gratis" (gratis una cura contro l'asma); 10) Inserire un elemento di stupore (tutti furono presi dalla meraviglia); 11) Iniziare con la parola "cercasi" (ce...

The Penalty of leadership

Immagine
Theodore McManus, nel 1915, pubblicò per la Cadillac l'annuncio "The Penalty of Leadership", ovvero "Il peso del primato; un esempio formidabile di pubblicità d'immagine, che ebbe un'accoglienza e un successo strepitosi, anche se esso apparve solo una volta. Dal 1915 la Cadillac continua a ricevere richieste di una copia del testo, e per decenni continua a inviare copie del manifesto originale. Eccolo in basso, tradotto anche in italiano. "In ogni campo dell'impegno umano, chi è primo deve perennemente vivere sotto il bianco riflettore della notorietà. Che il primato appartenga a un uomo o a un prodotto, l'emulazione e l'invidia sono sempre al lavoro. In arte, in letteratura, in musica, nell'industria, il premio e il castigo sono sempre gli stessi. Il premio è il vasto riconoscimento; il castigo, la feroce negazione e detrazione. Quando il lavoro di un uomo diventa uno standard per tutto il mondo, egli diventa anche il bersaglio per gl...

Ogilvy e gli 11 comandamenti della pubblicità

1. Quello che si dice è più importante della forma in cui lo si dice. 2. Se la campagna non si basa su una grande idea non venderà. 3. Esponete i fatti. 4. Non stancate il pubblico per fargli comprare il prodotto. 5. Bisogna essere beneducati e non fare mai i pagliacci. 6. Bisogna fare pubblicità contemporanea. 7. I comitati possono giudicare gli annunci, ma non farli. 8. Se un annuncio ha successo, bisognerà ripeterlo  finchè non avrà smesso di interessare. 9. Non scrivete mai un annuncio che non vorreste venisse letto dalla vostra famiglia. 10. La marca è la sua immagine. 11. Non copiate David McKenzie Ogilvy

La verità

"Una verità noiosa non viene ascoltata; una bugia eccitante viene ascoltata. Ecco quello che dovrebbero capire le persone oneste". William Bernbach

I dieci comandamenti del creativo

Dal romanzo di Frédéric Beigbeder "Lire 26.900": 1. Un buon creativo non si rivolge ai consumatori, ma alle persone che potrebbero dargli lavoro (i direttori creativi delle venti migliori agenzie pubblicitarie). 2. La prima idea è la migliore, ma bisogna sempre esigere tre settimane di tempo prima di presentarla. 3. La pubblicità è l’unico mestiere in cui si è pagati per fare peggio. Quando proponi un’idea geniale e il cliente vuole rovinartela, pensa intensamente al tuo stipendio, poi butta giù in trenta secondi una cagata sotto sua dettatura e aggiungi delle palme nello storyboard per andartene una settimana a girare il film a Miami o Città del Capo. 4. Arrivare sempre in ritardo alle riunioni. Un creativo puntuale non è credibile. Entrando nella sala dove tutti lo aspettano da tre quarti d’ora, il creativo non deve assolutamente scusarsi, piuttosto dire: “Buongiorno, posso dedicarvi al massimo tre minuti”. Oppure citare questa frase di Roland Barthes: “Non è il sog...