"Chi mi ama mi segua"
Nel 1973 due manifesti sconvolgono il panorama pubblicitario e sociale italiano: Oliviero Toscani ed Emanuele Pirella creano due manifesti che fanno enorme scalpore, sia per l'evidente contenuto sessuale (uno raffigura un ventre femminile, con il jeans sbottonato fino all'inizio dei peli pubici, l'altro il sedere della modella Donna Jordan, con degli shorts che coprono l'essenziale), sia per l'evidente blasfemia delle headline, chiari riferimenti biblici (Non avrai altro jeans al di fuori di me, Chi mi ama mi segua). La campagna ha fatto il giro d'Italia, accendendo molte polemiche; in particolare si ricorda l'articolo di Pier Paolo Pasolini pubblicato il 17 maggio del 1973 sul Corriere della sera col titolo Il folle slogan dei jeans Jesus, poi ripubblicato in Scritti corsari col nuovo titolo Analisi linguistica di uno slogan.
Nel suo articolo Pasolini ha un atteggiamento ambivalente: da un lato, attraverso l’esplosione dello slogan, prende atto del tramonto del potere ecclesiastico; dall’altro spera che la Chiesa si scagli contro quell’atteggiamento consumistico di cui non ha intuito la pericolosità. La civiltà dei consumi in Italia sta cancellando un passato millenario; ma proprio lo slogan dei jeans Jesus, attraverso la sua espressività, riesce a dare una nuova speranza al poeta, una via di scampo dall’omologazione totale del consumismo, un riconoscimento del valore della pubblicità.
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